sabato 9 novembre 2013

FILOSOFIA

La dialettica  hegeliana

 

4 commenti:

  1. Il nome di Hegel è legato al concetto di dialettica intesa come legge interna e necessaria per il pensiero e per la realtà; una realtà che si attua mediante un processo in cui i termini opposti si negano e si integrano. Questa funzione di contrapposizione non è altro che la legge di sviluppo della realtà, infatti l'essere, il nulla e il divenire vengono rappresentati nel loro rapporto dialettico. L'essere puro è vuoto se non è in rapporto con il non essere , e quest'ultimo non ha senso, come il primo, se non in rapporto ad esso. Entrambi si possono comprendere solo mediante il loro rapporto dialettico che è il divenire come sintesi dell'essere e non essere; con il divenire viene superata la precedente contrapposizione ed è superata nella loro integrazione. La negazione dialettica non è assoluta ma è la negazione di un limite che provoca il superamento di esso. Questo procedimento è presente nella realtà, in natura e nella storia; la storia è il risultato dello sviluppo della crescita dalle forme più semplici a quelle più alte. La totalità del processo storico tende a realizzare la libertà dello spirito, spirito che vive nei popoli e la filosofia è il proprio tempo, appreso con il pensiero. Anche se, secondo Hegel, il processo di libertà non è lineare, ne si svolge senza alcuna opposizione, ma dai conflitti si genera un'idea più profonda o un assetto più razionale e più libero della vita. Opposizione e superamento del conflitto è quello che Hegel intende per dialettica , dove ogni aspetto della realtà è caratterizzato da un movimento dialettico che si svolge in tre momenti: tesi ( posizione iniziale), antitesi ( seconda posizione che nega la prima), sintesi ( terzo momento che supera il contrasto delle prime due posizioni che vengono conciliate tra di loro in una terza posizione più complessa). Così la sintesi si può intendere come una nuova tesi alla quale verrà contrapposta un'antitesi e da queste si farà scaturire un'altra sintesi più complessa ancora.

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  2. La dialettica è una legge interna e necessaria,sia per il pensiero che per la realtà,che si attua in un processo in cui si oppongono termini.Questa contraddizione va a formare la realtà,costituita da:essere,nulla e divenire che vengono rappresentati nel loro rapporto dialettico.Infatti l'essere è vuoto,se non viene messo in rapporto con il non essere,che non ha senso se non viene rapportato ad esso.Il divenire è sintesi dell'essere e non essere.Quindi l'assoluto per Hegel è fondamentalmente divenire e la legge che regola quest'ultimo è,appunto,la dialettica.
    La dialettica per Hegel ha una valenza positiva, a differenza del neopltonismo,perché essa ha il compito di unificare il molteplice e conciliare le opposizioni.Quindi ora,attraverso essa,Dio afferma se stesso ,concidendo col mondo e la storia.
    Hegel distingue tre momenti o aspetti del pensiero:l'astratto o l'intellettuale (tesi) che si ferma alle determinazioni rigide della reatà;negativo/razionale (antitesi) che nega,invece,le determinazioni astratte,mettendole in contrapposizione con quelle opposte ed infine quello positivo/razionale (sintesi) che unisce le determinazioni opposte,ricomponendole.Quindi la dialettica consiste:nell'affermazione di un concetto limitato,nella negazione di questo come qualcosa di negativo,che si configura poi in una riaffermazione dell'affermazione iniziale,il cosiddetto Aufhebung.
    Questo procedere dialettico è presenta nella natura,nel mondo e nella storia.Per Hegel il fine della storia è che lo spirito giunga al sapere di ciò che esso è veramente e lo realizzi facendone un mondo esistente.Questo spirito che si manifesta è lo spirito del mondo intero che si incarna negli spiriti dei popoli.La storia stessa va a realizzare la libertà di spirito, che dopo il cristianesimo e la Rivoluzione francese è ben chiara.

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  3. Bisogna fare una premessa: la dialettica, pur essendo strettamente legata ad Hegel, non è certo una scoperta di Hegel, difatti ebbe i suoi precursori in Platone (da cui era considerata la forma più alta del sapere), Aristotele (in cui coincideva con il sillogismo) e Kant (da cui era stata collegata alla natura stessa della ragione). La novità del pensiero hegeliano sta nel concepire la dialettica non come un procedimento del pensiero esterno alla realtà, ma come una legge interna e necessaria, tanto del pensiero quanto della realtà. Il cuore della dialettica è il movimento, natura stessa dello spirito. La dialettica inoltre non è altro che uno sviluppo che tende al concreto attraverso il superamento dell'astrattezza insita in ogni opposizione (per questo ha una valenza positiva). Il movimento dialettico si configura attraverso la triade di: TESI, ANTITESI e SINTESI. Il primo momento è detto il lato astratto e intellettivo che resta chiuso nell'astratto e nelle opposizioni che esso stesso crea distinguendo e sperando, ci fa capire che il pensiero filosofico deve andare oltre i limiti dell'intelletto. Il secondo momento è detto il lato dialettico in senso stretto e negativamente razionale, è la fase "negativa" nella ragione, in cui il pensiero razionale supera quello intellettuale (in questo modo però vengono create continue opposizioni). Il terzo momento è detto il lato speculativo o positivamente razionale, è quello dell'unificazione degli opposti. Il terzo momento è anche la riaffermazione del positivo che si realizza mediante la negazione del negativo proprio delle antitesi dialettiche, è un "superare" conservando che coglie l'unità e la sintesi delle opposizioni. Ciò implica che l'uomo, nel momento in cui fa filosofia, si innalzi al di sopra della conoscenza comune, all'altezza della ragione pura; inoltre il terzo momento della dialettica (o momento speculativo) anticipa proprio le tematiche della "Fenomenologia dello spirito". In conclusione possiamo dedurre che la dialettica è una sorta di movimento circolare che non ha mai pausa.

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  4. LA DIALETTICA IN HEGEL
    “La filosofia non è altro che il proprio tempo appreso con il pensiero; la filosofia è consapevolezza in forma di pensiero, al punto che essa non può mai andare oltre il proprio tempo.”
    Per Hegel questo è la filosofia; la realizzazione dell’Assoluto, la riaffermazione dell’Idea come negazione della sua stessa negazione, la razionalità reale e la realtà razionale; la storia, la filosofia, il pensiero, il tempo. Tutte queste espressioni, queste forme della realtà sono esprimibili, in Hegel, con la dialettica.
    In Hegel la dialettica è, al tempo stesso, la legge di sviluppo della realtà e la legge di comprensione della medesima.
    Per questo motivo è fondamentale conoscere la dialettica di Hegel, che, come abbiamo detto, è applicata in qualsiasi ambito della realtà per svilupparla e comprenderla ed è la legge che regola il divenire.

    Hegel distingue tre momenti o aspetti del pensiero:astratto o intellettuale, dialettico o razionale-negativo, speculativo o razionale-positivo.
    Il primo momento è quello astratto o intellettuale, che è la Tesi, posizione di un concetto, il quale è ancora astratto, limitato, perché, ricordiamo sempre, dobbiamo guardare le cose dal punto di vista del tutto: vero è l’intero. Questo momento consiste, cioè, nel concepire l’esistente sotto forma di una molteplicità di determinazioni statiche e separate le une dalle altre; quindi qualsiasi cose presa isolatamente è sempre e solo relativa, non ha una vera realtà, la sua realtà è sempre in contrapposizione ad altro e in relazione ad altro; ogni ente è definito dal suo non essere l’altro ente e nel contempo è quell’ente lì solo in connessione con il tutto.
    Di qui la negazione, l’Antitesi, il momento razionale-negativo o dialettico, da non confondere con dialettica che in senso ampio è il processo che stiamo analizzando, mentre dialettico, in senso stretto, è l’antitesi. La negazione della tesi è insieme la negazione della pretesa infinità e della pretesa assolutezza di ciò che di relativo e di finito è stato affermato come infinito e assoluto nella tesi; la negazione ci ricorda che quanto affermato dalla tesi non è il tutto, ma sempre e solo una parte del tutto, negando la tesi si afferma la sua astrattezza, si nega il suo isolamento dal resto. Ogni affermazione sottintende una negazione, in quanto per specificare ciò che una cosa è bisogna implicitamente chiarire ciò che essa non è (come specifica la concezione spinoziana secondo cui omnis determinatio est negatio); perciò ogni ente finito, è messo in correlazione con il suo opposto in modo spontaneo e diretto.
    Infine c’è il momento speculativo o razionale-positivo, la Sintesi, la mediazione di entrambe le determinazioni, che conserva quanto c’è di affermativo in entrambe; consiste nel cogliere l’unità delle determinazioni opposte, ossia nel rendersi conto che tali determinazioni sono aspetti unilaterali di una realtà più alta che li ri-comprende o sintetizza entrambi; perciò gli opposti non vengono eliminati, piuttosto si risolve l’opposizione in unità a un livello più elevato e in tal modo ogni sintesi sarà la tesi di un nuovo processo, quindi la realtà, secondo Hegel, è ascendente, si processa in sintesi sempre più complete e perfette. Un processo dinamico da prendere nel suo senso logico, non cronologico, nella sua intima essenza, poiché il processo è atemporale, infatti i tre momenti vengono chiamati anche aspetti.
    Il processo della dialettica hegeliana può anche essere sintetizzato in questi tre aspetti e fasi dell’Idea: Idea in sé, Idea fuori di sé e Idea che torna in sé.

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