martedì 18 febbraio 2014

Poesia di Eugenio Montale "La storia"

La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso 
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima o il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure 
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario,
e la direzione non è nell'orario.
La storia non giustifica 
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve 
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi 
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche 
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge 
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s' incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.

9 commenti:

  1. In questa poesia montale spiega la sua definizione di storia:non è fatta di cause ed effetti,non punisce i malvagi per premiare i buon,non rispetta le regole che l uomo le impon. Il poeta ci avverte che quello che lui sta dicendo non può cambiare l'essere stesso della storia ovvero accorgersene non serve a farla piu vera e più giusta.La storia resta solo un dato esterno e estraneo all'uomo.Montale non crede nei destini migliori dell'umanità, e rifugia la concezione della storia come "maestra di vita"
    -maria parisi

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  3. Il componimento è suddiviso in due parti. La prima (occupata da un'unica, lunga strofa) accumula una serie di negazioni, per dire ciò che la storia non è e rovesciare così i luoghi comuni che la cultura europea ha costruito sul concetto di storia. Quest'ultima, dice Montale: non obbedisce ad alcuna logica intrinseca (non è una catena), perciò quello che è avvenuto dopo non può giustificare nulla di ciò che è successo prima; non procede verso nessuna direzione determinata; non è il prodotto di una provvidenza o di una filosofia; non ha nulla da insegnare a chi osserva il passato.
    Dopo la serie delle negazioni, la seconda parte della poesia (divisa in due strofe più brevi) dice ciò che la storia è. Ma c'è pochissimo, quasi nulla, da dire o da sapere sul suo conto. La storia si lascia dietro anfratti e ripari in cui ci si può infilare per nascondersi. Essa infatti non punisce e non premia nessuno e quindi qualcuno può sopravvivere alla meglio. Ma chi riesce a sfuggire alla rete a strascico della storia non è neppure consapevole della propria (relativa fortuna).
    Noi non possiamo dire nulla di preciso sul mondo e sulla storia. Sappiamo solo, in parte, ciò che la storia non è. E' il tema della prima strofa. La storia resta indecifrabile, ambigua. E anche quando, nella seconda parte, sembra finalmente che la poesia chiarisca, in positivo, cosa la storia sia, neppure allora se ne dà una definizione chiara.

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  4. Analisi
    Nella lirica Montale imposta la sua definizione di storia negando innanzitutto ciò che essa non è; utilizza quindi in modo insistente la litote (figura retorica che consiste nel dire una cosa negando il suo contrario) e l'anafora (ripetizione di una o più parole all'inizio di versi consecutivi) non per incapacità di dare una propria definizione del concetto, ma per sottolinare l'aspetto negativo di questa realtà e demolire tutte le teorie che alla storia avevano dato grande peso. Per Montale la storia non è fatta di cause ed effetti, non c'è una sequenza temporale ricostruibile, non punisce i malvagi per premiare i buoni (quindi non ha una provvidenza che la guidi), non ha un andamento graduale, non rispetta le regole che l'uomo le impone e men che meno può insegnare qualcosa (non è magistra vitae). Il poeta demolisce quindi tutte le certezze che gli uomini hanno riposto nel concetto di storia:
    - che abbia una sua giustizia intrinseca
    - che sia fatta dai grandi eroi o dai filosofi
    - che sia una forma di meglioramento continuo
    - che abbia una telologia (cioè una finalità propria, una meta)
    Ma la storia ha anche qualche aspetto positivo; lascia che qualche essere umano le sfugga di mano. La fortuna cioè è quella di non entrare a far parte della storia, di riuscire a nascondersi abbastanza bene da non essere mai nominati nei libri, nei documenti, sui monumenti, nelle canzoni patriottiche...anche se questo anonimato non è facile da mantenere perchè la storia, come una rete a strascico, raschia il fondo per catturare nelle sue maglie tutti gli esseri umani e quei pochi che si salvano non sanno che fortuna hanno e vengono disprezzati anche da coloro che, dall'interno della rete, li considerano miseri "nessuno" che non lasceranno traccia di sè nel mondo. Soprattutto quest'ultimo concetto è prepotentemente attuale: in una società dove apparire, essere famosi, far parlare di sè (anche a sproposito) è un valore aggiunto, Montale sembra portabandiera dell'anonimato, dell'uomo qualunque (che oggi ha assunto una connotazione tanto peggiorativa) che nessuno conosce perchè entrare a far parte della storia non è un merito nè un valore aggiunto, proprio perchè la storia non ha nessun significato per l'uomo ("la storia non è intrinseca / perché è fuori" e ancora "La storia non è magistra / di niente che ci riguardi"). Non c'è però nessuna forma di compiacimento in questa demolizione sistematica: il poeta stesso ci avverte che quello che lui sta dicendo non può cambiare l'essere stesso della storia ("Accorgersene non serve / a farla più vera e più giusta").In questo modo toglie anche l'ultima possibilità di consolazione, quella di aver demolito, a fin di bene, un baluardo metafisico tanto caro agli uomini. La storia resta solo un dato di fatto, esterno ed estraneo all'uomo che non può con essa interagire nè lottare, solo nascondersi in un cunicolo lasciato dalla sua ruspa, una scena da Matrix!
    ANDREA MADDALONI

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  5. nella poesia Montale imposta la sua definizione di storia negando innanzitutto ciò che essa non è sottolineando così l'aspetto negativo di questa realtà. Ma la storia ha anche qualche aspetto positivo poiché lascia che qualche essere umano le sfugga di mano evitando così di entrare nella storia, ma questa situazione è difficile da mantenere perché la storia li andrà sempre a ripescare raschiando ovunque e i pochi che si salvano non sanno quanto sono fortunati. montale sembra dunque portabandiera dell'anonimato dell'uomo qualunque che nessuno conosce perché entrare nella storia storia non è un merito né un valore aggiunto, infatti per l'uomo la storia non ha alcun significato. in questa poesia si tocca così un punto fortemente attuale, infatti nella società odierna essere famosi e far parlare di sé è solo un valore aggiunto e poco importante per l'uomo. nella poesia è anche il poeta stesso a farci capire che tutto ciò che sta dicendo non cambierà comunque l'essere della storia che resta così solo un dato di fatto estraneo all'uomo che non può né interagire né lottare con questa ma solo nascondersi. dunque Montale da un solo ruolo alla storia: quello di essere maestra di vita ma, come si capisce da quanto detto dal poeta, saranno pochi gli uomini che seguiranno il suo insegnamento.
    Francesco Di Matteo

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  6. La poesia riflette la posizione profondamente antistoricistica del poeta, che non crede, nei destini migliori dell’umanità, con una totale svalutazione del concetto di sviluppo storico. Attraverso l’uso dell’anafora (che non ha un valore declamatorio, ma puramente enunciativo ed espositivo), si sussegue una serie di definizioni tutte al negativo, che negano alla storia ogni intrinseca razionalità o finalità. La storia non è una linea di progresso ininterrotta, ma procede in maniera disordinata e imprevedibile, al di là di ogni tentativo di indirizzarla e di interpretarla. La storia non contiene in sé certezze conoscitive o criteri morali, da cui si possano ricavare elementi di assoluzione e di condanna.
    Montale rifiuta così la concezione della storia come “maestra di vita”, propria della tradizione classica e umanistica. Ugualmente netto è il dissenso nei confronti delle ideologie “positive” contemporanee, nelle varie forme (dallo storicismo idealistico, proprio ad esempio di Benedetto Croce, allo storicismo marxista, materialistico e dialettico), che consideravano comunque la storia come un fattore indiscutibile di progresso, capace di trascendere le sue stesse aberrazioni nella logica di un disegno superiore, quasi provvidenziale. Il pessimismo montaliano – che si esprime nelle forme di un disincanto epigrafico e sentenzioso, senza nessuna concessione di gusto retorico – sottolinea invece la radicale e incolmabile estraneità della storia nei confronti dell’individuo, che non può ritrovarvi certezze o consolazioni.
    -LUANA MASSA-

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  7. I versi esprimono mirabilmente e in sintesi la negatività esistenziale vissuta dall'uomo novecentesco dilaniato dal divenire storico.
    Montale presenta la “storia”, contro le tesi dell’idealismo e del marxismo, come un seguito di fatti in cui il “prima” e il “dopo” sono un incidente cronologico e niente più...
    La sua opera, pur sorretta da un'intima esigenza di moralità, non contiene mai intenti moralistici.

    Profondamente e dolorosamente consapevole della fragilità, incompiutezza e debolezza umana, egli tenta attraverso la poesia di esprimere la necessità dell'individuo di vivere accogliendo con dignità i propri limiti.

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  8. Montale in questa poesia ci illustra la sua idea di storia che è nettamente negativa ed indecifrabile e seppure riuscissimo a decifrarla non farebbe nessuna differenza.La storia non è maestra di vita.Non obbedisce ad alcuna logica,non è una catena,perciò quello che è avvenuto dopo non può giustificare ciò che è successo prima.Non è il prodotto di una provvidenza o di una filosofia.Non ha nulla da insegnare a chi osserva il passato.
    Noi non possiamo dire nulla di preciso sul mondo e sulla storia. Sappiamo solo, in parte, ciò che la storia non è. E' il tema della prima strofa. La storia resta indecifrabile, ambigua. E anche quando, nella seconda parte, sembra finalmente che la poesia chiarisca, in positivo, cosa la storia sia, neppure allora se ne dà una definizione chiara.

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  9. La poesia riflette la posizione profondamente antistoricistica del poeta, che non crede, nei destini migliori dell’umanità, con una totale svalutazione del concetto di sviluppo storico. Attraverso l’uso dell’anafora (che non ha un valore declamatorio, ma puramente enunciativo ed espositivo), si sussegue una serie di definizioni tutte al negativo, che negano alla storia ogni intrinseca razionalità o finalità. La storia non è una linea di progresso ininterrotta, ma procede in maniera disordinata e imprevedibile, al di là di ogni tentativo di indirizzarla e di interpretarla. La storia non contiene in sé certezze conoscitive o criteri morali, da cui si possano ricavare elementi di assoluzione e di condanna. Montale rifiuta così la concezione della storia come “maestra di vita”, propria della tradizione classica e umanistica. Ugualmente netto è il dissenso nei confronti delle ideologie “positive” contemporanee, nelle varie forme (dallo storicismo idealistico, proprio ad esempio di Benedetto Croce, allo storicismo marxista, materialistico e dialettico), che consideravano comunque la storia come un fattore indiscutibile di progresso, capace di trascendere le sue stesse aberrazioni nella logica di un disegno superiore, quasi provvidenziale.

    Francesca D'Avino

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